Associazione

Circolo della Cultura del Bello

Sacile

La notte insonne di Lilia

Letizia Lo Presti



Lilia vide arrivare il postino più presto del solito.

“Mi porta la lettera di Tiziano, sono sicura” disse a Ida e corse da basso ad aprire la porta.

Tornò delusa come sempre, mentre Ida le urlava dietro: “Non torna più dalla Russia il tuo bell’alpino. Mio cugino te l’ha detto cento volte. Si è appoggiato ad un albero per riposare e da lì non l’hanno più visto tornare. Quelli che si sono fermati sono finiti sotto la neve e ciao … sono rimasti lì, come pezzi di ghiaccio”.

“Tu stai zitta e pensa a portare da mangiare al tuo moroso, che sta nascosto nei casoni in laguna. Se lo sa il dottore che vai dai partigiani ogni domenica, ti licenzia subito. Con i tedeschi che dormono di sopra non si scherza, bella mia”.

Era un pomeriggio più freddo del solito e una leggera nevicata aveva imbiancato ogni cosa.

La guerra aveva lasciato il paese senza i suoi giovani e nelle case le donne dovevano trovare il modo di arrivare a fine giornata mettendo a tavola una polenta calda, delle patate bollite e una crosta di formaggio, quando c’era. Lilia e Ida erano fortunate, perché erano a servizio presso la numerosa famiglia del medico condotto e, col magro stipendio,  potevano aiutare a sfamare le sorelle e i fratelli più piccoli. Avevano sempre lavorato insieme, litigando su ogni cosa, fin da quando, bambine, scendevano al Corno a lavare i panni dei signori, sotto l’ombra dei salici. La paga era una pagnotta di pane bianco, che si spartivano tra mille discussioni.

Per ordine del Comando tedesco il dottore aveva dovuto ospitare tre militari tedeschi nella sua grande casa. Il più alto in grado, un tenente dai modi eleganti, parlava un po’ di italiano e si dilettava a cantare canzoni napoletane mentre si faceva la barba al mattino. Nessuno capiva niente delle parole delle canzoni, eccetto il dottore, che qualcosa intuiva, perché sua nonna era campana. Il dottore diceva che le dolci liriche napoletane, con l’accento tedesco del tenente, si trasformavano in duri comandi, ma tant’è, bisognava accontentarsi.

Tutto questo fino a quella sera della prima neve nella Bassa Friulana, quando si sfiorò la tragedia.

Il tenente era arrivato a casa del dottore completamente ubriaco, con le guance e il naso rossi e le sopracciglia del colore del grano luccicanti di cristalli di neve. Era bello, non c’è che dire. Ida era un po’ rapita dal personaggio, ma mai avrebbe tradito il suo moretto in laguna, per giunta col nemico.  Ma lui aveva occhi solo per Lilia, che in quel momento stava apparecchiando la tavola. Quella sera fece di più. Si avvicinò e la afferrò alle spalle. Lei, sorpresa e spaventata, si allontanò gridando, ma il tenente la raggiunse e cercò di baciarla, mentre lei si dimenava come un’anguilla. Lui puzzava di vino e diceva frasi sconnesse:

“Tu occhi grigi. Tu bella. Tu dare bacio”, ma quando Lilia osò dargli uno schiaffo, la voce divenne cupa e minacciosa: “Io domani porto te in Germania, tu partigiana, tu nemica del popolo tedesco”.

Nel frattempo erano arrivati nella stanza tutti, il medico, la signora e i bambini che piangevano nascosti dietro le sedie. La signora parlava un po’ di tedesco e tutti la guardavano chiedendo il suo aiuto. Lei si avvicinò titubante, ma, come per miracolo, riuscì a dire delle parole, che nessuno capì, ma che sortirono almeno un certo effetto. Il tenente lasciò la preda e, salendo le scale barcollando, si girò più volte, continuando a ripetere:

“Tu domani in Germania. Tu nemica di tedeschi”.

Lilia cominciò a piangere e a gridare, dicendo che voleva scappare nel bosco, che Ida doveva portarla in quel posto in laguna che sapeva lei, che lei non voleva essere portata in Germania.

“La smetti di gridare, Lilia”, le disse il medico con tono esasperato, “ Benedetta ragazza, vuoi andare  dentro la Sgubite a morire congelata o dal moroso di Ida, che se lo sa tuo padre, che dorme col ritratto del duce sul comò, ti ammazza lui di botte. E non potevi dargli sto bacio? Non ti mangiava, che così se ne andava a letto tranquillo”.

“Io sono promessa a Tiziano. Non do baci a nessuno, che poi in paese che cosa raccontano? Che vado con i tedeschi?”

Ma al mattino dopo il tenente arrivò in cucina con la barba ancora da fare, il viso contrito e con gli occhi azzurri un po’ lucidi mostrò a Lilia una fotografia. Lei la guardò tremante, ancora in preda agli incubi della notte insonne. “Io ieri molto vino e nostalgia di mia famiglia. Vedi questa è Gretel e miei bambini … tanto lontani. Chiedo scusa signorina, lei sempre lavorare, sempre gentile”.

….

Tiziana fece per alzarsi. La sua bimba sembrava addormentata, ma non era così.

“Mamma la storia della nonna Lilia non è finita. Raccontami di quando sei nata tu”

“Lilia non fu portata in Germania e aspettò Tiziano invano per tre anni, ma poi si sposò con tuo nonno, che la prese con tutte le sue bizzarrie. Quando nacque la prima bimba la volle chiamare Tiziana. Lui lo sapeva qual era il motivo, perché Ida glielo aveva raccontato. Ma le voleva bene e l’accontentò, senza dire niente.

Si tennero questo segreto per tutta la vita e non ne parlarono mai”.

L’ANGOLO LETTERARIO DEGLI OSPITI

Racconti e poesie

Il fiume Corno. (Giant Trees Foundation)

Letizia Lo Presti

Letizia Lo Presti è nata a Palermo nel 1947. Vive a Torino dall’età di sei anni e ha lavorato come docente universitaria al Politecnico di Torino, dove ha concluso, nel 2017, la sua carriera lavorativa come professore ordinario nel settore delle Telecomunicazioni. È sposata, ha un figlio ed una nipote.

Nell’ambito della sua professione ha scritto libri scientifici in italiano e in inglese e centinaia di articoli per riviste e congressi, ma da quando è in pensione ha deciso di assecondare il desiderio, maturato fin dai tempi del liceo, di cimentarsi nella narrativa. Le piace raccontare storie ben radicate negli ambienti che le sono familiari, come la Sicilia, dove è nata, il Nord-Ovest dove è vissuta e il Friuli, la terra di origine di suo marito.

Il suo primo romanzo, “Il rifugio dei mandarini”, ambientato in Sicilia, è stato pubblicato nell’aprile del 2020 dalla casa editrice Robin. Il secondo romanzo uscirà entro il 2021 ed è ambientato in Val d’Aosta ed in parte a Torino.