Associazione

Circolo della Cultura del Bello

Sacile

Angela Mormile

Nata a San Daniele del Friuli, vive a Pordenone.

Laureata in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Padova, è stata docente nel Liceo Classico e nel Liceo Scientifico di Pordenone e nei corsi di abilitazione all’insegnamento.

Pubblicista, membro del Circolo della Stampa, della Fidapa, dell’Accademia Italiana della Cucina e del Panathlon, di Pordenone, ha curato diverse presentazioni letterarie.

Insieme all’attrice Viviana Piccolo, è lettrice ufficiale del Circolo della Cultura e delle Arti di Pordenone. Corista nel “Coro polifonico Città di Pordenone” e nel “Sing” in Pordenone; è ideatrice e coordinatrice dell’Ensemble Vocale FIDAPA”.

Si è distinta in vari Concorsi letterari per la qualità delle sue opere ed ha vinto il terzo premio del Concorso Letterario “Il Giardino Incantato” 2016.

Ha pubblicato il volumetto di poesie “VersoDonna”.


Contatto: angela.mormile@alice.it

Riconoscimenti e premi


- 2017 - Alto riconoscimento della Società Dante Alighieri - Comitato di Bolzano

per la qualità dell'opera finalista de “Il Carro delle Muse Premio internazionale 2017 tutto al femminile”.


- 31 marzo 2016 - 3° Premio Narrativa, sezione Adulti

Premio Letterario Nazionale Cettina Iglio “Il Giardino Incantato” - VI Edizione - 2016

Pubblicazioni


2017


- "VersoDonna" Ediz.riservata.

POESIE  (da “Verso Donna”)


Dedicata a C.


Un canto di segreti e cose ardite

il filo in mano

di aquiloni rari, tenuti stretti

nel silenzio amico;

scrigno giovane e antico,

di tesori mai paghi di volar

dietro chimere:

di cuore eroe,

l’amore, pioggia d’oro.



Dedicata a C.M.S


Guizzi d’amore

brillano negli occhi,

fonti di vita,

di tenace ardore,

amazzone solinga,

fiore tra i fiori

ne carpisci il cuore.



Dedicata a R.


Non ti stancare di inseguir le stelle,

nascoste tra le dita di una mano,

fata, fiorisci dentro sguardi puri,

cerchi, cerchi e domandi, e ancora

corri, sperando nella Fonte di ogni

Vita,

fervida ancella di celesti incanti.



A me stessa


Sono il mio orgoglio,

la mia forza e pena.

Un fiore inerpicato

tra le rocce,

specchio di lago,

trasparente e terso.


Infanzia non lontana

dentro al cuore:

cerco perfetti

i ricordi belli.

Qui mi rifugio,

tra uno strazio

e l'altro.


Sorriso il cuore

batte fitto, fitto.

Ringrazia la lancetta

dell'Eterno,

che si proietta

nei miei franti sogni.


Resto una bimba,

aggrappata al Bene,

sfioro la testa

bianca di mia madre.

Cerco, nascosta,

di donarle vita.


La vita siamo

lei ed io insieme,

carne da carne,

occhi dentro gli occhi.


Le dico che non tema:

io ci sono.

Le soffio aria

perchè il tempo viva,

pompando il cuore,

perchè non mi lasci.


Lei è il mio orgoglio,

la mia forza e pena,

bimba che trema,

ma sorride,

ancora.


Angela Mormile

Questa poesia ha ottenuto l’alto riconoscimento della Società Dante Alighieri – Comitato di Bolzano-

per la qualità dell'opera, finalista de “Il Carro delle Muse” Premio internazionale 2017 tutto al femminile.




Amo legata a te


Amo legata a te

senza respiro:

speranza di volare,

ali felici.

Deserto amaro

il vivere da sola.


Fortuna apre

delle porte antiche:

tremo, pensando

che la dea

s'adombri,

lasciandomi binari,

senza scalo.


Io voglio te

e il tuo sorriso,

intriso

di quello che noi siamo

senza dirlo,

azzurro come il ciel,

intenso e pago.


Non mi lasciare

tra gli amari colli,

velati già dell'ombra,

disillusa.


Credi nel sogno,

aprigli le braccia!

Speranza

dentro il cuore.

Amore Vita.


Angela Mormile

Questa poesia ha ottenuto, nel 2016, l’alto riconoscimento della Società Dante Alighieri – Comitato di Bolzano- per la qualità dell'opera, finalista de “Il Carro delle Muse” Premio internazionale 2016 tutto al femminile.




L'invidia


L'invidia è una creatura senza cuore,

i seni sono sterili e avvizziti,

le mani han le dita ben ossute,

la voce ha d'umano, per l'inganno.


Se chiedi una  carezza

per placare

l'ansia d'amore,

che divora i sonni,

falsamente

lei ti si fa accanto,

sperando che tu tremi,

in ogni dove,

godendo nel profondo più segreto,

se l'acqua poi t' arriva oltre la bocca,

godendo dei gorgogli del tuo affanno,

che arranca su una vita scivolosa

dove, se sali, cadi nell'abisso,

senza maniglie,

senza braccia amiche a sostenerti.


“Cadi, cadi più giù! Io poi ti aiuto!

Spegni la gioia del cuor,

che in te aborro!


Riuscirà, in fin, la vita a farti male?

Di te invidio tutto, anche il dolore.

Fingo d'esserti amica e non sono.


Vorrei sottrarti l'aria, il cibo, il sole.


Vorrei vederti piangere a dirotto,

ma anche ciò si realizzasse

adesso,

io

non sarei mai te,


e ciò m'uccide!”


Angela Mormile

Alto riconoscimento della Società Dante Alighieri – Comitato di Bolzano

per la qualità dell'opera finalista de “Il Carro delle MusePremio internazionale 2017 tutto al femminile”.




“Lei”


Per far parte del nostro giardino non serve il pedigree! L'attesta la mia storia: sono una semplicissima campanula bianca, tanto comune che chi mi aveva con sé, da anni, mi ha sostituito, dall'oggi al domani, con una più giovane e fresca. La solita vicenda! Succede! Ma quanto male fa, fino quasi a rimetterci le penne: si secca, in questi casi, ogni umore, che ti leghi alla vita. Invece di reagire e farcela, da sola, gliela dai vinta: ti accartocci, ti inaridisci, ti spegni e sparisci per sempre. Sbagliato! Assolutamente sbagliato! Sarebbe, però, credo, capitato anche a me, se non fosse arrivata “Lei” ad impedirmelo. Mi ha saputo consolare con parole giuste come si fa con un essere, abusato dalla pochezza altrui e, poi, abbandonato al suo destino: mi ha inondato d'amore, tagliando di netto tutti i rami secchi. Non avevo ricordo di cure come le sue, né di parole tenere sussurrate, a fior di labbra perché reagissi, salvando la vita. Ma cosa sta accadendo mentre mi tiene stretta? I battiti regolari del suo cuore per un tempo indeterminato diventano i miei. Come trovarlo, però, il coraggio di farcela? Per chi? Meglio andarsene e farla finita? Forse... ma, a dispetto di tutto, io sento imperiosa provenire da questa donna che mi stringe a sé e mi accarezza, un invito a provarci ancora... Mi sussurra che la vita è un dono per sé stesso e che io sono speciale, ed unica in tutto l'universo tanto che senza me sarebbe più povero; quindi, non c'è tempo da perdere: bisogna reagire! Dove trovo la forza? Nel suo sorriso, dentro i suoi occhi, due laghi d'amore. Ed allora ecco qualche stentato tentativo da parte mia di corrisponderle, per non deluderla. Inspiro a piccoli sorsi, … sì... ancora uno sforzo... per non cedere, e di nuovo “Lei”, che mi vuole con sé, con la sua allegria... sento il bruciare del sole... la sete d'estate. Ma allora sono viva grazie a “Lei”? Ce l'ho fatta a non morire davvero? La prima cosa che vedo con il mio corpo, quasi secco, è il suo sorriso, soddisfatto. Viva la vita e viva l'amore! Mi risale dalle radici un umore caldo, un'euforia che mi scuote tutta; i petali, tranciati, si ricompongono miracolosamente al calore del sole, come a dirmi che si ricomincia ogni volta, che ti senti amata per quello che sei ed aiutata a risalire la china.

Qui ogni mattina tutti noi l'aspettiamo: non manca mai! Arriva festosa, chiamandoci per nome ad alta voce. Ci accarezza e ci nutre, materna. Ci sfiora, ci parla, ci disseta sempre con dolce rispetto. Si prende cura di noi, instancabile, foglia per foglia. Impossibile con lei lasciarsi ingiallire, tanto meno dentro. Nessuno di noi lo farebbe, per amore, certo per amore, cosicché in tutte le stagioni c'è la gara a chi la stupisca di più. Fioriture a cascata in ogni angolo, frutti rigogliosi e pieni, anche fuori tempo: l'edera, sempre invadente, che copre quasi tutta la panchina, pur di poterla sfiorare quando si siede a leggere. Un Paradiso!

Da un po' di tempo, però, il suo sorriso è velato... sembra stanca, ma vorrebbe nascondercelo; sospira. Il tiglio dice che l'ha sentita piangere di nascosto, appoggiata al suo tronco. Non abbiamo voce per poterle chiedere che cosa succeda.

Noi li sentiamo i suoi palpiti, ma siamo inchiodati qui con le radici inerpicate nel terreno; non abbiamo gambe per correre a difenderla, né voce, se non quella del vento, non abbiamo parole, anche se Lei ci sente comunque accanto, nel silenzio del suo cuore.

Così finalmente ha parlato, come fa sempre, per ringraziarci d'esistere, d'essere a modo nostro la sua famiglia, che vive con lei. Mentre parla, però, non ci guarda, giocherella tra sé e se con le foglie o con i fiori. Qualche brutta idea le attraversa la mente. Io penso con paura al bivio, che si ripresenta. L'atmosfera del giardino è strana, fa freddo, rabbrividiamo, lei si sforza di sorridere rassicurante, ma non lo è affatto. Sembra in conflitto con se stessa, scaccia brutti pensieri? Poi finalmente si decide a confidarsi. Silenzio. Sta raccogliendo le emozioni. Comincia... le trema la voce, ma sì magari ha una piccola preoccupazione, una delusione. E' già successo che parlando tra sé e sé si sfogasse ad alta voce e da noi cercasse un contatto amico. Alle volte sorridendo contenta si lasciava carezzare con tenerezza dal glicine vellutato o cercava forza, appoggiandosi a lungo al tronco del tiglio, sempre solido ben soldo nel terreno. Ma questa volta è diverso. E' molto seria, e forse anche triste.

Mi guardo intorno: non sono la sola inquieta. Margherite, roselline, giacinti, perché abbassate il capo? Qualcosa non va vero? “Lei” non è la solita... che sta succedendo? Parla!!! Perché i nostri rami sono così rigidi da non poterla abbracciare? Noi li sentiamo i suoi palpiti - lei lo sa bene - ma siamo inchiodati qui con i piedi, imprigionati nel terreno, non abbiamo gambe per correrle in aiuto, non abbiamo voce, se non quella rubata dal vento... Finalmente si decide.

Non ci guarda mentre parla, non ci sfiora; si schiarisce la voce: vuole sembrare tranquilla, ma non lo è, non lo è! Cosa? Deve allontanarsi per un po', ha bisogno di cure, la casa è molto grande... troppo per lei sola... le scappa una lacrima che asciuga furtivamente, racconta che per un po' non ci potremo vedere... forse venderà la casa. Non credo alla storia della casa! Si appoggia al muretto! ...Non ce la vuole dire la verità. Parla di spese insostenibili, di creditori. No! Ma lei non ci lascerebbe mai, per nessuna cosa al mondo. Siamo o non siamo la sua famiglia? C'è qualcosa sotto... di più grave, che non ci vuole rivelare. Panico. Perché? Perché? Non ho voce per gridare che senza di Lei per me non ha senso vivere! Mi guardo intorno: non riconosco il luogo in cui sono. Silenzio e gelo. I miei amici hanno chinato la testa, come si fa quando la vita ti si rivolta contro all'improvviso. La magnolia, piegata in avanti, si rannicchia su se stessa. Non cerca conforto. Ha capito, come tutti noi, che, da domani, forse, non la rivedremo più... Cerchiamo con le forze rimaste di custodire in noi il suono della sua voce, la tenerezza inondante e gioiosa di tutto il tempo trascorso insieme. I ricordi a fiotti. Qualcuno l'aveva detto che la felicità dura poco...

Sì, ma a me non interessa! Non portatemela via. E' mia ! Ma no, non lo è! Sono disperata! Non so nemmeno se è sorto o calato il sole. Ma, in fondo, io sono solo un oggetto, fatto di foglie, senza cuore e senza sangue, da buttare nell'immondizia, quando non ti piace più!

Non è stato così per Te, tuttavia! Tu ti sei accorta che io ero viva! Cosa ci sto a fare ora senza di Te? Perché? Perché a noi? Non voglio rimanere più nemmeno io in questo giardino, voglio venire con te, nel Buio o nella Luce.

“Lei” si ferma all'improvviso. Mi ha sentito, torna indietro, mi accarezza, silenziosa. Ha capito. M'inquieta il suo sguardo, sa di morte, di rinuncia ma... a che? Ho paura, tremo in modo irrefrenabile. Sono di ghiaccio. Ho capito! E' terribile... E' un presentimento? Non ti bastiamo più per continuare a vivere? Le mie foglie sono imperlate; sto piangendo. Mi ha raggiunta, le sue braccia attorno alla mia corolla: mi accarezza come sempre, mi stringe a sé e mi sussurra di non aver paura: nulla separa mai i cuori, che si amano davvero, perché il nostro spirito sopravvive e si trasforma. Ma io non voglio separami da Te! Sono disperata e impotente quand'ecco dalle mie foglie tremanti, senza vento, cadono sulle lunghe dita di “Lei” delle gocce di brina. Sembrano lacrime. Sono lacrime. “Lei” fa un balzo indietro sgomenta. Comprende il miracolo e scoppia in pianto irrefrenabile. I singhiozzi, che la sconquassano tutta, sono le urla di un'anima che, per disperazione, stava per rinunciare alla vita.

Un respiro profondo, un pianto liberatorio e tante e tante tante carezze su di me; mi ripete di continuo che l'ho salvata. Non so perché ma mi sento importante e felice... Ho capito che gli amori, quelli veri come il nostro, non avranno mai fine.


Angela Mormile


L’ANGOLO LETTERARIO DEI SOCI

Racconti e poesie