Venezia, non attraversava un periodo particolarmente sereno: pur essendo uno degli stati più fiorenti, valutava con una certa preoccupazione le minacce turche all’isola di Cipro, base strategica per i suoi traffici.

La cittadina veneziana, Caterina Cornaro, attraverso il matrimonio con l’ultimo dei Lusignano, (che dal 1192 avevano fondato il Regno di Cipro), era diventata la regina dell’isola. Essa, dopo la morte del marito, nell’anno 1487 regalò a Venezia Cipro. Dalla Serenissima ottenne ospitalità, gratitudine e rispetto per tutti i 23 anni che visse a Venezia. Morì il 10 luglio del 1510. 
Venezia mandò a Cipro ministri, luogotenenti, governatori e soldati. Essi governarono con molta carità, prudenza, quiete e soddisfazione dei vassalli per 83 anni, fino al 1570, anno in cui l’Imperatore Ottomano Selim II mosse guerra al possedimento veneziano. Selim giunse a questa decisione per ambizione, per motivazioni religiose, politiche, strategiche, ma soprattutto per l’immoderato desiderio di allargare i confini dell’impero.

Nello stesso anno Venezia subì la totale  distruzione dell’arsenale e di tutto ciò che vi era contenuto,  la gran parte delle munizioni andò perduta mentre le navi subirono solo pochi danni. Il Governatore di Cipro, Bailo Marcantonio Barbaro avvisò la Serenissima di quanto stava accadendo nell’isola, ma nessuno si preoccupò più di tanto, perché, in quel momento lo Stato Veneziano stava affrontando una nuova pesante calamità: la carestia.

 

Selim II imperatore dei Turchi

Nave ed equipaggio turchi

Associazione Circolo della Cultura del Bello - Sacile - (Pordenone)

Galea veneziana (ca.1560)

Il leone andante di San Marco (1516)

I Veneziani, messi sull’avviso da più parti di quanto stava accadendo,  preferirono adottare un atteggiamento prudente, anche perché la città, come molti altri Stati, risentiva le conseguenze di una pesante carestia. In questo frangente le venne in soccorso Iacomo Ragazzoni che mise a disposizione il suo naviglio, circa duemila legni, tre dei quali erano  le più grandi navi che all’epoca solcavano i mari.

La strategia militare turca fu quella di costruire un’armata dotata di navigli possenti, numerose armi e di spaventare gli avversari con piccole conquiste sull’isola di Cipro fino ad annettere tutto il territorio. Tutto ciò avrebbe spalancato alle navi turche le porte dell’Adriatico e consentito progressivamente di arrivare a Venezia, per poi continuare l’espansione nel resto dell’Europa.

Questa strategia mise in allarme Venezia, da poco uscita dalla grave minaccia della Lega di Cambrai (1508), con la quale il papa Giulio II aveva cercato di imporre la sua egemonia sulla penisola italiana. La città, pur sconfitta nella battaglia di Agnadello, grazie alla abile diplomazia, ma anche alla solidità delle sue istituzioni, riuscì a recuperare i territori persi.


In questo momento non proprio fausto giunse la notizia della guerra a Cipro ed il Senato si preparò a rispondere alla minaccia confidando, oltre che nel proprio valore e nella protezione divina, anche nell’aiuto promesso dal Papa Pio V e dal Re di Spagna Filippo II.


Selim aveva inviato a Rodi Amurath Rais con 25 galee per impedire che da quell’isola passassero soccorsi a Cipro e aveva fatto arrestare e confinare nella sua casa Marcantonio Barbaro per impedirgli di incontrare chicchessia. Nello stesso modo aveva agito con altri magistrati veneziani.

Il Senato veneto decise di sollecitare i sovrani cattolici a formare la “Lega dei cristiani”, senza tuttavia ottenere immediate risposte.

 

La rete commerciale e i possedimenti veneziani nel Mediterraneo orientale sec XV-XVI